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lunedì 21 marzo 2011

Music Review

Lo so che sono monotona. Ma non riesco a parlare di musica senza citare sempre gli stessi miei gruppi preferiti. Sì, insomma. Vi voglio parlare del secondo album dei Biffy Clyro, The Vertigo Of Bliss (il titolo è un mix tra gli U2 e i Muse, qualcuno disse ;P).

Non saprei, probabilmente è l'album che preferisco della loro discografia. E per essere solo il secondo album è davvero notevole. I Biffy avevano già trovato il loro stile a partire dal loro esordio, Blackened Sky. E qui lo ribadiscono alla grande.

L'album parte in maniera del tutto energica con Bodies in flight. Uno schiaffo, subito, a partire dai primi versi urlati da Simon Neil, James e Ben Johnston: "You're free to choose what we want you, feel free to do what we want to". Versi stupendi, ossimoro notevole. 

Si continua con la seconda traccia, più tranquilla, The Ideal Height. Che parte decisa con la chitarra di Simon Neil. Molto orecchiabile, tra l'altro, il ritornello "How well do you think that you know me? I'll tell you now I didn't even mean it" che proseguendo nella canzone, si fa sempre più incazzato. 
Passiamo alla terza traccia, With Aplomb. Che è anche la mia canzone preferita su tutto l'album. Una delle migliori dei Biffy, su questo non ci piove. In tipico stile biffyano, parte come ballata, emozionante, sembra quasi allegra. Il ritornello mette un senso di tristezza assoluto, sarà anche per quegli archi. Per poi sfociare nel bellissimo e struggente outro, in cui veramente gli archi fanno da padroni, portando la canzone ad un livello di drammaticità unico. 
Si continua con la breve A day of... Che parte con la batteria di Ben Johnston, poi si introduce con un bellissimo riff Simon Neil. L'intro è urlato. Ricorda un po' i Queens of the stone age, ma potrei dire anche una minchiata. In due minuti e quaranta riescono a infilarci di tutto: gli urli di Simon, i cori di James e Ben, riff potenti e batteria martellante.
Vai con Liberate The Illiterate/ A Mong Among Mingers. Anche questa una delle mie tracce preferite in assoluto. E' talmente articolata che non saprei neanche descriverla. Parte, sembra una cosa, poi si rivela essere tutt'altro. Climax di rabbia, poi si calma di nuovo, riprende la strofa. Ci si avvia verso l'outro che parte con i bellissimi versi "If you want to believe everything you say, it keeps you high and in control. What I can't understand is why you would want to give the impression of a young lost soul. In the end you lack a stance on important subjects that you've lost, it's like you're out of control". 
Si arriva alla bellissima ballata Diary of Always. I versi di Simon Neil "I just wish we all could betray" si ripetono per tutta la canzone in sottofondo. Si parte con l'organo a tappeto, poi arriva la chittara col basso e finalmente anche la batteria. La voce si fa acuta nella seconda strofa ad aumentare la drammaticità. Poi ci pensa anche la chitarra con le sue distorsioni e gli urli arrabbiati finali di Simon in sottofondo "Wish I could have.."
Si continua poi con la più allegra e più in stile 57, se vogliamo metterla così, con Question and Answers. Questa è più tradizionale nella forma anche se i cambi anche qui non mancano, con un ritornello che rimane facilmente impresso "You've got all these great answers to all these great questions". Un video spassosissimo, tra l'altro. 
Arriviamo alla traccia che meno apprezzo di tutto l'album, Eradicate The Doubt, anche se un motivo vero non c'è. Potente linea di basso già dall'inizio, cantato arrabbiato fino al bellissimo coro del ritornello "Scare me now Take all year Big ideas, think I care Take all year"
Eccoci alla bellissima When The Faction's Fractioned. Che veramente non saprei come descrivere. Traccia equilibrata seppur nei suoi vari cambi perchè portano tutti in modo lineare al bellissimo e tranquillo finale. 
Partono gli inquietanti suoni di Toys, toys, toys, choke, toys, toys,  toys. Arriva subito dopo la chitarra a rassicurarci, anche se i cori non lo sono molto "We suffer, we suffer, I suffer, we suffer, you'll suffer now". Bellissimi gli urli del prima del ritornello, che fa venire in mente quello che ci sarà un album dopo in Some Kind Of Wizard. Quando la canzone poi sembra finita, ecco che riparte la chitarra, poi il basso e la batteria, per portarci nell'outro. 
Finalmente siamo a All The Way Down: Prologue Chapter One. Una delle ballate migliori di questo mondo, nonchè la mia nuova ossessione. Triste, ma potente. Bellissimo lo stacco solo batteria e voce prima di arrivare agli struggenti versi finali di Simon Neil mentre il coro di James e Ben prosegue, "So I'll try not to breathe as I hold my head still, the light bends on my face, there'd be tears if I cried. And I'll try not to think what the happy things were I just think of the stuff that just made me shit scared. And I'll just close my eyes and I'll see everyone that I'm leaving behind for the dawn of the sun. And I'll try not to feel, yes I'll try not to feel, and I'll try not to feel on the way down" 
Si torna all'energia pura con A Man Of His Appalling Posture. La chitarra domina tutto il pezzo, le strofe sono relativamente calme rispetto all'incazzatissimo ritornello in cui Simon Neil lascia urlare la sua voce liberamente. 
Prima del gran finale, un minuto e 37 secondi di struggente bellezza con Ewen's True Mental You. Un momento di calma e rilassatezza prima di arrivare allo scoppiettante finale di quest'album. 
Parte l'ultima traccia, la scatenatissima Now The Action Is On Fire!. Ritmo martellante già dall'inizio, voce potente, cori violenti "Burn The Action Now!". Poi uno stacco bellissimo al minuto e trenta, corde pizzicate e archi, di nuovo calma e pace "Could you make it any easier?". Poi si cambia di nuovo, solo basso e batteria. Si aggiungono la voce e poi la chitarra (con ritmi da tango) prima di arrivare al finale esplosivo. 

Come già dissi in precedenza, questo album è molto equilibrato strutturalmente. Parte cattivo, finisce cattivo, ma è farcito di bellissime e struggenti ballate. Un album in pieno stile Biffy Clyro, album fondamentale della loro discografia, in cui si ritrovano alcuni dei loro pezzi migliori di sempre. 

Come avete potuto ben notare, non so fare a parlare di musica. Menomale che lo faccio poco spesso. Vabbè, abbiate pazienza. Sentivo il primordiale bisogno di farlo. 

sabato 19 marzo 2011

Series Review

Urca urca tirulero, una novità nel mio blog! Parliamo di serie tv. Telefilm, sì sì avete capito bene. E la serie in questione di cui vi voglio brevemente parlare è Invasion. Serie tv americana, composta da una sola stagione, ventidue puntate in totale e, nel suo piccolo, un assoluto capolavoro sci-fi.

Trama. In una piccola cittadina della Florida, precisamente nelle paludi delle Everglades, durante un tornado piovono luci che vanno a finire nell'acqua. Queste "luci" prendono chiunque entri nell'acqua e lo restituiscono integro dopo un paio di giorni. Integro, ma non uguale.

E' una delle mie serie preferite in assoluto, perchè ogni puntata sembra un mediometraggio sci-fi che potrebbe benissimo stare a sè. Interpreti favolosi, in primis William Fichtner (poliedrico e versatile attore che stupisce sempre) e storia che prende dalla prima all'ultima puntata, con sempre nuovi misteri da scoprire. E alla fine risulta essere un bellissimo racconto sulla diversità, sull'appartenenza ad una specie (in questo caso il genere umano) e sui rapporti famigliari. Ma anche sul bisogno disperato di una guida, di una persona "forte" che ci indichi la via (sia questo un qualsiasi dio o un semplice sceriffo, o addirittura un padre di famiglia).

Inoltre credo che la serie avrebbe dovuto continuare per più di una serie, ma poi per una serie di problemi, si sono fermati alla prima. Che ci lascia letteralmente a bocca aperta grazie al mega finalone epico aperto. Questo telefilm è un crescendo di suspense, azione e riflessione. E' girato da dio, le scenografie spettacolari e, nonostante sia sci.fi, gli effetti speciali vengono utilizzati con parsimonia solo quando è strettamente necessario. C'è più la concezione del non mostrare direttamente il nemico che, effettivamente, non ci viene mostrato per intero se non nell'ultimissima puntata, negli ultimi minuti. Geniale.

Beh insomma, guardatelo. Ne vale la pena. In Italia è stato trasmesso da Canale5 nel 2006 credo. Io l'avevo vista alla sua uscita, ma l'avevo un po' dimenticato. E quando l'ho ripreso in mano ho pensato: "Wow, questo è un piccolo gioiello, come ho fatto a scordarmelo?" . Insomma. Se non avete un cazzo da fare e amate la fantascienza, guardatevi Invasion.

domenica 6 marzo 2011

Film Review

Splende il sole qui ad Amburgo e a casa mia in Italia nevica. Poi mi vengono a dire che il mondo non sta per finire! Ultimamente, causa ennesima malattia che mi ha costretto al letto, ho visto una quantità non indifferente di film. Che ora commenterò. Partiamo!

Lords of dogtown. Bel film. Brava la Hardwicke, qui al suo meglio quando aveva ancora un suo stile e lo imponeva e non si era ancora persa (o probabilmente non aveva ancora in mente) di fare minchiate puramente commerciali quali Twilight o quella sorta di adattamento di Cappuccetto Rosso.
Lords of Dogtown è prima di tutto una storia vera, raccontata con uno stile a metà tra la finzione e il documentario. Lo stile che la Hardwicke aveva ai suoi tempi d'oro era fantastico, con la naturalezza dei movimenti della macchina da presa (che difficilmente sta ferma e - se lo fa - lo fa sempre in modo non banale) e quella fotografia calda che rispecchia perfettamente l'ambiente californiano in cui la regista ha studiato e di cui è esperta, soprattutto delle zone periferiche e più povere. Interpreti bravissimi, Emile Hirsch e Heath Ledger in primis (ovviamente), sceneggiatura buona (anche se, forse, poteva essere pure migliore) e musiche fantastiche.



Lissy - Principessa alla riscossa. Uno dei pochi film d'animazione comici che mi ha veramente fatto ridere di gusto. Una storia adorabile: uno Yeti sta per essere trasportato all'Inferno dal diavolo. Scongiurandolo di non farlo il diavolo chiede allora un favore allo Yeti con cui potrà salvarsi la vita: consegnargli la donna più bella del mondo. Lo Yeti rapisce la bella e goffa principessa Lissy, moglie di Franz. Ma lo Yeti non sa che Lissy gli farà cambiare idea sul mondo e sulle relazioni, tanto che diverranno amici. Fino all'happy end in cui Lissy viene liberata. Okkey, detta così è la solita storia. Però, veramente è da vedere. Non è un film per bambini, ci sono un sacco di doppi sensi a sfondo sessuale e battute molto fini che un bambino non capirebbe. Beh insomma, questo film, opera del regista tedesco Michael Herbig, è divertente come Shrek non lo è mai stato.



True Grit. Un film dei Coen senza i Coen? Ma no, dai. Vabbè che è un remake, vabbè che è un western. Però i Coen ci sono. Ci sono nella caratterizzazione di ogni personaggio, ci sono nei dialoghi, ci sono nelle (poche, qui) scene violente. Una Hailee Stainfeld da p-a-u-r-a, un sempre bravissimo Jeff Bridges e anche un bravo (stranamente) Matt Damon. Talmente bravo che non sembrava nemmeno di avere Matt Damon davanti. Josh Brolin bravissimo (e bellissimo) come sempre, anche se è davvero poco presente in questo film. Ma la cosa sorprendente in questo film è la fotografia. Questo film sembra un quadro realista di Courbet. E' veramente magnifico sotto questo punto di vista (infatti io l'Oscar alla fotografia l'avrei dato a Roger Deakins senza neanche pensarci due volte..). In generale, non è un capolavoro da rimanerci a bocca aperta; non il loro lavoro migliore. Ma i Coen non sbagliano mai, accidenti.



The King's Speech. Posso essere estremamente critica nei confronti di questo film? Perchè è il tipico lavoro "piacione" che fa strage di Oscar, cosa che è successa. E' un bel film, fatto bene, recitato bene ma non tanto da meritarsi tutta quella pioggia di statuette. Su Colin Firth non si discute, lui è talmente bravo che di Oscar gliene si possono dare anche due alla volta. Ingiusto, invece, l'Oscar al regista Tom Hooper. Okkey, è stato bravo in questo film a cercare di "sbanalizzare" con la Mdp la trama scontata però, considerando chi erano gli altri candidati.. Sorpresa in Kings's Speech. Helena Bonham Carter. Che finalmente ha una parte NORMALE e la fa benissimo. Poi però hanno addirittura avuto il coraggio di dargli l'Academy per la migliore sceneggiatura originale. Mi metterò a ridere per non piangere.



A single man. Com'è fatto bene questo film. Il primo lavoro da regista di Tom Ford è davvero eccellente. Registicamente buono, una fotografia perfetta che cambia drasticamente (con estrema naturalezza) quando il protagonista è da solo o in compagnia o quando rivive alcuni flashback. Quello che conta veramente in questo film sono le immagini, perchè sembrano parlare da sole, senza bisogno dell'ausilio dei dialoghi (anche se questi ultimi ci sono e sono bellissimi). E poi Colin Firth. Qui sì che ci stava l'Oscar più che mai. E Julianne Moore, perfetta come sempre.



Mr Nobody. Che film strano. Bello, ma strano. Di un'atmosfera surreale che pervade tutto il corso del film. Non l'ho neanche trovato troppo "intrigato", vi dirò. Ho capito relativamente presto che la storia ci veniva presentata attraverso un flashback: ma non uno solo. Non solo quello reale. Ma tutto quello che sarebbe potuto accadere se. Due tipi di destini diversi per il protagonista per ogni donna amata. Due destini diversi se avesse scelto di stare col padre o con la madre. E, come dice lui alla fine, ogni storia raccontata è quella giusta. Perchè ogni scelta presa è quella giusta. E solo quando non scegliamo ci teniamo aperte un'infinità di possibilità diverse. Su questo punto di vista il film è decisamente poetico. E anche dal punto di vista strettamente tecnico. Registicamente brillante, un montaggio quasi perfetto (che ha dato due anni di lavoro al regista) e una fotografia decisamente superiore. Ma poi vogliamo parlarne di quanto è bravo Jared Leto? Perchè lo è. E' bravo ogni oltre modo. Anche mascherato da vecchietto centenario. E bravo Jaco van Dormael, per aver partorito un'idea così grandiosa e geniale.



BuriedAppena ho finito di vederlo è entrato dritto dritto senza fiatare nella mia lista dei film preferiti. Partiamo col dire che ho amato la regia, con i suoi sinuosi movimenti all'interno della bara, con i suoi bellissimi dettagli, con quelle toccanti riprese dall'alto. Una sceneggiatura che scorre liscia senza esitazioni. Ryan Reynolds da paura, un'interpretazione che da lui non ti aspetti, e invece. Da oscar. Altra cosa fantastica la colonna sonora, che riesce ad aumentare l'ansia nello spettatore. E la canzone dei titoli di coda, così allegra da rimanerci spiazzati. E i titoli di testa, degni di quelli di Prova a Prendermi. Insomma, 90 minuti di ansia chiusi dentro una bara, il regista non tradisce mai l'idea iniziale, siamo sotto terra dall'inizio alla fine, la luce non la vediamo mai. Per me, un cult.



Moon. Finalmente un bel film di fantascienza minimale dopo che, ultimamente, il genere sci-fi tende ad aggiungere dettagli su dettagli e azione a go-go piuttosto che "togliere". Una bellissima storia sulla solitudine e sull'identità ambientata su una Luna cupa e inquietante nella sua essenzialità. Le fantastiche musiche di Clint Mansell amplificano la drammaticità della storia, sono quasi epiche. Un grandissimo Sam Rockwell che riesce a rendere il suo personaggio credibile e umano senza sforzo (ha infatti aggiunto lui alcune battute più "leggere" per rendere la storia più credibile e sdrammatizzarla). Tanto di cappello per il primo lungometraggio del giovane Zowie Bowie.