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giovedì 4 settembre 2014

Film Review: Another Earth

Buon pomeriggio a tutti, cari amici della blogosfera. Era da molto tempo che anelavo la visione di Another Earth, film sci-fi indipendente uscito nel 2011. Fortunatamente, sono riuscita a recuperarlo a fine agosto durante una proiezione organizzata presso il giardino di un museo del mio paesello. Era la location perfetta per la suggestiva visione di questo gioiellino indie.

La protagonista Rhoda è la causa di un incidente in cui muoiono una madre incinta e il proprio figlio. Il marito si salva, ma per un po' rimane in coma. Rhoda, che prima di quell'incidente aveva già in mano il suo futuro al MIT, va in carcere per 4 anni. La causa dell'incidente è stata la scoperta di Terra 2, un pianeta del tutto identico al nostro, provvisto pure di una sua luna.

Il genere sci-fi è sempre stato uno dei più dispendiosi del cinema, soprattutto per quanto riguarda gli effetti speciali, che hanno sempre ricoperto il ruolo di protagonisti all'interno del genere. Da qualche anno, però, lo sci-fi si è trasformato, o meglio, si è diramato in questa bellissima corrente sci-fi/drama/indie, in cui la componente fantascientifica è sì presente, ma nel ruolo di sottofondo costante e come leit-motiv che porta avanti e tiene insieme la vicenda narrata, il più delle volte drammatica. Lo scarso budget a disposizione per registi come Mike Cahill non compromette la creazione di un'atmosfera fantascientifica e, anzi, fortifica la sensazione di straniamento di essere davanti ad uno spettacolo altamente reale nonostante il genere sia per definizione anche "fantastico".

Quello che intendo dire è che film come Another Earth sono capaci di farci sentire a disagio perchè sono talmente reali nella loro semplicità che a fine visione ti viene da chiederti se non esisti veramente questa Terra 2, sempre presente nei campi lunghi che il registra ci offre durante le passeggiate della protagonista Rhoda.

Le spettacolari interpretazioni dell'attrice Brit Marling e del buon vecchio William Mapother riescono a farci immergere completamente nella loro non-così-improbabile-storia perchè, a pensarci bene, il senso di colpa e la voglia di rimettere un po' a posto le cose potrebbero veramente portare all'unione tra vittima inconsapevole e carnefice molto cosciente delle sue azioni.

Ho semplicemente adorato il finale, che reputo assolutamente aperto a mille interpretazioni. Credo che il regista abbia volutamente lasciare la scena più enigmatica e interrogativa dell'intero film per ultima, così da suscitare nello spettatore un senso di smarrimento. Per me, Rhoda che alla fine vede Rhoda di fronte a sè non è interpretabile in una sola maniera: ci sono molteplici, diverse e fantasiose interpretazioni che mi vengono in mente e la cosa mi piace perchè vuol dire che questo film è riuscito perfettamente nell'intento di svegliare la mia fantasia.